Ivrea: storia di grandi sogni, del primo personal computer del mondo e di un fumetto disegnato quasi 500 anni fa
Ad Ivrea ci sono nato, la collina morenica del suo Anfiteatro è il mio parco giochi preferito in mountain bike, la Torta '900 della pasticceria Balla mi piace (quasi) di più delle paste 'd melia di mia mamma, eppure quando, nel corso di una visita con altri tour operator organizzata da Turismo Torino e Provincia, sono entrato per la prima volta nella chiesa di San Bernardino sono rimasto a bocca aperta.
Ma andiamo con ordine, anzi, come si fa spesso negli articoli su Internet, iniziamo con 3 cose che forse non sapete su Ivrea:
1. L'antico nome di Ivrea è Eporedia
Ivrea è stata fondata dai Salassi 5 secoli Avanti Cristo, diventa colonia romana, con il nome di Eporedia, nel 100 a.c., quasi un secolo prima di Aosta, Susa e Torino. Ancora oggi gli abitanti di Ivrea si chiamano 'Eporediesi' (questo forse l'avrete sentito in qualche quiz in tv!)
2. Il primo Re d'Italia è stato Re Arduino
Il primo Re d'Italia (autoproclamatosi, se vogliamo fare i pignoli) era un certo Arduino, di Ivrea, dal 1002 al 1014.
(e se il nome Arduino vi dice qualcosa, probabilmente è perchè siete dei geek e conoscete l'omonima diavoleria elettronica che consente di programmare oggetti, che si chiama proprio Arduino perchè progettata a Ivrea)
3. Piergiorgio Perotto è arrivato prima di Bill Gates e Steve Jobs
Il primo personal computer del mondo è stato inventato e costruito ad Ivrea, da un team guidato da Perotto, un ingegnere che lavorava per la Olivetti, una azienda che costruiva macchine da scrivere e calcolatrici.
Ben 15 anni prima di quelli che sono considerati gli inventori, gli ingegneri italiani dell'Olivetti Perotto, De Sandre e Garziera presentano nel 1965 a New York la Olivetti Programma 101, o P101, che aveva tutte le caratteristiche di un calcolatore ma che per la prima volta era destinato ad un uso personale.
Ivrea e i suoi tesori nascosti
Come spesso accade in Italia, se uno ha il tempo di rallentare, fermarsi, guardarsi attorno e ascoltare, scopre cose nascoste ed interessanti. Che poi nessuno le ha nascoste, sono sempre state lì, magari abbandonate e dimenticate, o anche solo date per scontate ed ignorate.
Un po' quello che è successo con l'Olivetti, che nel corso di meno di un secolo è nata, è cresciuta ed è poi scomparsa, lasciando in eredità ad Ivrea e al Canavese quella "città industriale del XX secolo" che l'anno scorso si è guadagnata l'inserimento nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO.
Oggi questo patrimonio lo si può visitare, ma la cosa migliore è riuscire a farsela raccontare da chi Ivrea e l'Olivetti l'hanno vissuta, così si riesce un po' ad immaginare quale fosse l'idea-utopia di chi l'aveva costruita e fatta crescere.
Per esempio vale una visita attenta e senza fretta il Museo tecnologic@mente, con le macchine da scrivere, le calcolatrici, i primi computer, e i racconti delle persone che con le loro intuizioni ed invenzioni hanno cambiato il nostro modi di comunicare (e di vivere).
La Chiesa di San Bernardino: la vita di Gesù 'a fumetti'
E nel mezzo di questa scoperta, se ne fanno altre, ancora più strane e ancora meno conosciute, una fra tutte (almeno per me) la chiesa di San Bernardino, che si trova proprio "dentro" ai palazzi e alle fabbriche di via Jervis.
Questa chiesetta, parte di un convento costruito in quella che all'epoca era campagna, anche lei nel corso dei secoli trasformata, abbandonata, e poi riscoperta, ha al suo interno un tramezzo affrescato veramente incredibile.
La vita di Gesù 'a fumetti', in 21 tavole affrescate (più qualche tavola "bonus"), che non trovi in edicola pubblicata da Bonelli, ma dipinta qui più di 500 anni fa.
Con delle "chicche" come i riquadri 2-3 (e forse anche 4) e 9-10 in cui la scena sembra "continuare" in quelli a fianco.
Un territorio da scoprire
Con queste premesse non posso che consigliarvi di venire a passare qualche giorno ad Ivrea, ed una settimana nel Canavese. Così vi portiamo anche a scoprire l'Anfiteatro Morenico più grande d'Europa, l'Erbaluce e il suo Passito, e le paste 'd melia delle nonne di Villareggia.